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(xill) § (29). Machiavelli. In una recensione di Giuseppe Tarozzi del i° volume sulla Costituzione russa di Mario Sertoli (Firenze, Le Mon- nier, 1928, in 8°, pp. 435, L. 50) trovo citato un libro del Vorlander Von Machiavelli bis Lenin, senz’altra indicazione Non so chi sia il Vorlander e che valore abbia il suo libro (cfr la rassegna sul Machiavelli pubblicata nel 1929 dai « Nuovi Studi »)2. Cfr Quaderno i) (xxx), p. 14 a. § ( 30 ). Il libro del De Man. Recensione di Paolo Milano nell’ics 60 bis del settembre 1929l. Distingue | nell’opera del De Man due apporti: ( i°) la massa di osservazioni psicologiche sulle fasi di sviluppo, le deviazioni, le reazioni contradditorie del movimento operaio e socialistico negli anni recenti, una sagace collezione di dati e documenti sociali, insomma; l’analisi dell’evoluzione riformistica delle masse operaie da un lato e dei gruppi padronali dall’altro, secondo il Milano, è ricca e soddisfacente; <2°> e la discussione teorica da cui dovrebbe risultare il « superamento del marxismo » (esattamente per il De Man il « ripudio » del marxismo). Per il De Man la concezione del materialismo storico, nel suo fondo meccanicistica e razionalistica, è superata dalle indagini più recenti, che hanno assegnato alla concatenazione razionale soltanto un posto e neppure il più ragguardevole, nella serie dei moventi degli atti umani. Alla reazione meccanica ( ! ) della dialettica marxistica la scienza moderna (!) ha vittoriosamente (!) sostituito una reazione psicologica, la cui intensità non è proporzionale alla causa agente. Per il Milano: « È ormai chiaro che qualunque critica alla concezione marxistica della Storia porta automaticamente ad impostare il contrasto tra interpretazione materialistica e interpretazione idealistica del mondo e ad assegnare in sostanza una priorità all’essere o al conoscere». Il De Man è sfuggito a questo problema o meglio si è fermato a mezza strada, dichiarandosi per una concezione dei fatti umani come generati da «moventi psicologici» e da «complessi » sociali, cioè il De Man è influenzato dalla psicologia freudiana, soprattutto attraverso le applicazioni alle dottrine sociali, tentatane dall*Adler (Max Adler? in quali scritti? )2. Osserva il Milano: « Si sa d’altronde che labile terreno sia la psicologia nelle indagini storiche: tanto più equivoco in ricerche del tipo di questa, di cui si parla. I fenomeni psicologici infatti si prestano ad essere volta a volta indicati come tendenze volitive o come fatti materiali: tra queste opposte 61 inlterpretazioni oscilla anche il De Man, ed evita quindi una presa di posizione sul punto cruciale del contrasto. Davvero psicologica piuttosto un lettore accorto giudicherà che sia l’origine dell’opera del De Man: nata da una crisi di sfiducia e dalla costatazione dell’insufficienza delle dottrine marxistiche integrali a spiegare i fenomeni, che all’osservazione dell’autore si erano offerti durante lo spicciolo lavoro po- 1930-1932: