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36 | quaderno i (xvi) |
tuale corporativismo, con la sua conseguenza della diffusione su scala nazionale di questo tipo sociale, in modo più sistematico e conseguente che non avesse potuto fare il vecchio sindacalismo, e in un certo senso uno strumento Hi unità morale e politica).
Questo rapporto città-campagna è visibile nei programmi politici effettuati prima del fascismo: (il) programma Giolitti o dei liberali democratici è questo: — creare nel Nord un blocco «urbano» (capitalisti-ope❘26rai) che dia la base allo stato protezionista per rafforzare l’industria settentrionale, cui il Mezzogiorno è mercato di vendita semicoloniale*; il Mezzogiorno è «curato» con due sistemi [di misure]: 1) sistema poliziesco (repressione implacabile di ogni movimento di massa, stragi periodiche di contadini); nella commemorazione di Giolitti «Spectator» della «Nuova Antologia» si maraviglia che Giolitti si sia sempre strenuamente opposto ad ogni diffusione del socialismo nel Mezzogiorno*, mentre la cosa è naturale e ovvia, poiché un protezionismo operaio (riformismo, cooperative, lavori pubblici) è solo possibile se parziale, cioè perché ogni privilegio presuppone dei sacrificati; 2) misure politiche: favori personali al ceto dei paglietta o pennaioli1 (impieghi pubblici, permesso di saccheggio delle pubbliche amministrazioni, legislazione ecclesiastica meno rigida che nel Nord ecc. ecc.), cioè incorporamento a «titolo personale» degli elementi più attivi meridionali nelle classi dirigenti, con particolari privilegi «giudiziari», impiegatizi ecc., in modo che lo strato che avrebbe potuto organizzare il malcontento meridionale diventava uno strumento della politica settentrionale, un suo accessorio «poliziesco»; il malcontento non poteva così assumere aspetto politico e le sue manifestazioni esprimendosi solo in modo caotico e tumultuario diventavano «sfera» della «polizia». A questo fenomeno di corruzione aderivano sia pure passivamente e indirettamente anche uomini egregi come il Croce e il Fortunato per il feticismo dell’«unità» (episodio Fortunato-Salvemini a proposito dell’«Unità» raccontato da Prezzolini nella prima edizione della Cultura italiana)*.
Non bisogna dimenticare questo fattore politico-morale della campagna di intimidazione che si faceva contro ogni anche obbiettivissima constatazione di motivi di contrasto tra Nord e Sud. Ricordare: conclusione dell'inchiesta Pais-Serrra sulla ❘26 bis Sardegna dopo la crisi 94-98*, l’accusa fatta da Crispi ai fasci siciliani di essere venduti agli Inglesi (trattato di Bisacquino) ecc.; specialmente tra gli intellettuali siciliani esiste questa forma di esasperaziune unitaria (conseguenza della popolarità rigionale di Crispi) che anche recentemente (si è) manifestata in attacco Natoli contro Croce per gli accenni nella Storia d’Italia (cfr risposta di Croce nella «Critica»)*.
Il programma Giolitti fu «turbato» da due «fattori»: l’affermarsi degli intransigenti nel partito socialista con Mussolini e il loro civettare coi meridionalisti (libero scambio, elezioni di Molfetta ecc.), che distruggeva il blocco «urbano» e l’introduzione del suffragio universale che allargava in modo impressionante la base parlamentare nel
- ↑ Nel ms originariamente «curiali», corretto in «paglietta o pennaioli».