Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, I.djvu/320

1930: (miscellanea) 313 ' tata ad Alfonsine, dinanzi alle autorità, in una festa ufficiale, nel centenario mondano2. (Vedere, caso mai, nei giornali del tempo, l’autore della mirabile scoperta e i personaggi ufficiali che la bevettero cosi grossa). § (37). 1 nipotini di padre Bresciani. Pochissimi «scrittori» cattolici in Italia, specialmente nella poesia e nel romanzo. Gallarati- Scotti (di cui ho accennato in altra nota1 un tratto caratteristico delle Storie dell’Amor Sacro e dell9Amor Profano2, ma che tuttavia ha una sua dignità). Paolo Arcari (più noto come scrittore di saggi letterari e politici) \ Luciano Gennari (che ha scritto molto in lingua francese)4. Non è possibile fare un confronto tra gli scrittori cattolici italiani e quelli francesi (Bourget, Bazin, Mauriac, Bernanos). Il Cri- spolti ha scritto un romanzo II Duello, di propaganda5. In realtà, il cattolicismo italiano è sterile nel campo letterario come negli altri campi della cultura (cfr Missiroli)6. (Maria di Borio) \ Cfr Quaderno 23 (vi), pp. 49-.50. §(38). I nipotini di padre Bresciani. A. Panzini: La vita di Cavour. « Uno scrittore inglese ha chiamato la storia dell’unità d’Italia la più romanzesca storia dei [ tempi moderni» *. (Il Panzini oltre a creare luoghi comuni per gli argomenti'che tratta, si dà molto daffare per raccogliere tutti i luoghi comuni che sullo stesso argomento sono stati scritti da altri autori, specialmente stranieri: deve avere uno schedario speciale di luoghi comuni, per condire opportunamente tutti i suoi scritti). «Re Vittorio era nato con la spada e senza paura: due terribili baffi, un gran pizzo. Gli piacevano le belle donne e la musica del cannone. Un grande Re! » Questo luogo comune è da unire all’altro sulla «tradizione» militare del Piemonte e della sua aristocrazia: in realtà in Piemonte è proprio mancata una «tradizione» militare cioè una «continuità» di personale militare di prim’ordine e ciò è apparso nelle guerre del Risorgimento, in cui non si è rivelata nessuna personalità, ma invece sono affiorate molte deficienze interne: in Piemonte c’era una popolazione adatta alle armi, da cui si poteva trarre un buon esercito, e apparvero di tanto in tanto delle capacità militari di primo ordine, come Emanuele Filiberto, Carlo Emanuele ecc. ma mancò appunto una tradizione, una continuità nell’aristocrazia, neU’uffìcialità superiore: cfr ciò che avvenne nel 48 quando non si sapeva dove metter la mano per dare un comandante aîl’esercito e si cascò su di un minchione qualsiasi di polacco. Le qualità guerriere di Vittorio Emanuele II consistettero solo in un certo coraggio personale, che si dovrebbe pensare essere molto raro in Italia se tanto vi si insiste su: è un po’ la stessa quistione del «galantomismo»: in Italia si dovrebbe pensare che la stragrande maggioranza è di bricconi, se l'essere galantuomini