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(xx) l « l l 4 ' dell’età moderna ha fatto riconoscere degni. Se ne parlerà come oggi , si parla del Risorgimento Italiano e dell’Indipendenza Americana. - i L’operaio è di gusti semplici: si istruisce con le dispense settimanali ! delle Scoperte della Scienza e della Storia delle Crociate: la sua men- ' talità resterà sempre quella un poco atea e garibaldina dei circoli sub- urbani e delle Università popolari. (...) Lasciategli i suoi difetti, ri- ! sparmiategli le vostre ironie. Il popolo non sa scherzare. La sua mo- ^ destia è vera, come la sua fiducia nell’avvenire»1. (Insomma, tra i / cento modi di distinguersi e di fare lo snob, c’è anche questo scelto 7 dal Raimondi)2. I Cfr Quaderno 23 (vi), p. 48. 4 § {11 ). Americanismo. Pirandello, in una intervista con Corrado Alvaro («Italia letteraria», 14 aprile 1929): «L’americanismo ci sommerge. Credo che un nuovo faro di civiltà si sia acceso laggiù ». - « Il denaro che corre il mondo è americano, e dietro al denaro corre il modo di vita e la cultura. Ha una cultura l’America? Ha libri e costumi. I costumi sono la sua nuova letteratura, quella che penetra attraverso le porte più munite e difese. A Berlino lei non sente il distacco tra vecchia e nuova Europa perché la struttura stessa della città non offre resistenze. A Parigi, dove esiste una struttura storica e artistica, dove le testimonianze di una civiltà autoctona sono presenti, l’americanismo stride come il belletto sulla vecchia faccia di una mondana » \ Il problema non è se in America esìsta una nuova civiltà, una nuova cultura, e se queste nuove civiltà e cultura stiano invadendo l’Europa: se il problema dovesse porsi cosi, la risposta sarebbe facile: no, / non esiste ecc., e anzi in America non si. fa che rimasticare la vecchia cultura europea. Il problema è questo: se l’America, col peso implacabile della sua produzione economica, costringerà e sta già costrin- 8 gendo l’Europa a un rivolgimento della sua ! assise economica-sociale, che sarebbe avvenuto lo stesso ma con ritmo lento e che invece si presenta come un contraccolpo della «prepotenza» americana, se cioè si sta creando una trasformazione delle basi materiali della civiltà, ciò che a lungo andare (e non molto lungo, perché nel periodo attuale tutto è più rapido che nei periodi passati) porterà a un travolgimento della civiltà stessa esistente e alla nascita di una nuova. Gli elementi di vita che oggi si diffondono sotto l’etichetta americana, sono appena i primi tentativi a tastoni, dovuti, non già all’« ordine» che nasce dalla nuova assise che non si è formata ancora, ma all’iniziativa degli elementi déclassés dagli inizi dell’operare di questa nuova assise. Ciò che oggi si chiama americanismo è in grandissima parte un fenomeno di panico sociale, di dissoluzione, di disperazione dei vecchi strati che dal nuovo ordine saranno appunto schiacciati: sono in gran parte «reazione» incosciente e non ricostruzione: non è dagli strati «condannati » dal nuovo ordine che si può attendere la ricostruzione, ma dalla classe che crea le basi materiali di questo nuovo ordine e deve trovare il sistema di vita per far diventare «li-