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294 QUADERNO 3 (xx) francese (ricordare che il Bacchelli è stato collaboratore della «Voce» e anzi in un certo tempo ne ha avuto la direzione in sostituzione di Prezzolini)4. Lo chiama invece raisonneur, poeta dotto: raisonneur nel senso che troppo spesso interrompe l’azione drammatica con commenti intorno ai moventi delle umane azioni in generale. (Lo sa il tonno è il romanzo tipico di Bacchelli «morale»). In una lettera allo Williams il Bacchelli dà queste informazioni sul Diavolo5: «Nelle linee generali il materiale è storico strettamente, tanto nella prima che nella seconda parte. Sono storici i protagonisti, come Bakùnin, Ca- fiero, Costa. Nell’intendere l’epoca, le idee e i fatti, ho cercato d’essere storico in senso stretto: rivoluzionarismo cosmopolita, primordi della vita politica del Regno d’Italia, qualità del socialismo italiano agli inizi, psicologia politica del popolo italiano e suo ironico buon 6 bis senso, suo istintivo e realistico machiavellismo (direi piuttosto | guic- ciardinismo nel senso dell’uomo del Guicciardini di cui parla il De Sanctis)6 ecc. Le mie fonti sono l’esperienza della vita politica fatta a Bologna, che è la città politicamente più suscettibile e sottile d’Italia (mio padre era uomo politico, deputato liberale conservatore), i ricordi di alcuni fra gli ultimi sopravvissuti dei tempi dell’Internazionale anarchica (ho conosciuto uno che fu compagno e complice di Bakùnin nei fatti di Bologna del 74) e, per i libri, sopra tutto il capitolo del professor Ettore Zoccoli nel suo libro sull’anarchia e i quaderni di Bakùnin che lo storiografo austriaco dell’anarchia, Nettlau, ha ristampato nella sua rarissima biografia stampata in pochi esemplari. Il francese (era svizzero) James Guillaume tratta anch’egli di Bakùnin e Cafiero nell’opera sull’Internazionale, che non conosco, ma dalla quale credo di discostarmi in vari punti importanti. Quest’opera fece parte di una polemica posteriore sulla Baronata di Locamo, della quale non mi sono curato. Tratta di cose meschine e di quistioni di danaro. Credo che Herzen, nelle sue memorie, abbia scritto le parole più giuste e più umane intorno alla personalità variabile, inquieta e confusa di Bakùnin. Marx, come non di rado, fu soltanto caustico e ingiurioso. In conclusione, credo di poterle dire che il libro si fonda sopra una base di concetto sostanzialmente storico. Come e con quale sentimento artistico io abbia saputo svolgere questo materiale europeo è rappresentativo, questo è argomento sul quale il giudicare non spetta a me »1. Cfr Quaderno 23 (vi), pp. 46-47. § (9 ), L’accademia dei Dieci. Vedi articolo di C. Ma- laparte Una specie di Accademia nella «Fiera Letteraria» del 3 giugno 1928: il «Lavoro d’Italia» avrebbe pagato 150 000 lire il romanzo Lo Zar non è morto scritto in cooperativa dai Dieci. «Per il “Romanzo dei Dieci” i tesserati della Confederazione, in grandissima maggioranza operai,