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1929-1930: primo quaderno 21


le onoranze ad Attilio Hortis in occasione del cinquantenario della sua |13 bis attività letteraria e [che] doveva mettere insieme una Miscellanea in onore del festeggiato (uscita infatti in quel torno di tempo). Il Comitato non poteva pubblicare l’articolo per la sua insulsaggine, ma non voleva neppure mancare di riguardi al Loria che era un esponente illustre della scienza italiana: se la cavò, scrivendo al Loria che la Miscellanea era ormai completa e che il suo articolo era stato passato al (settimanale) letterario il «Palvese». L’articolo espone un aspetto (quello linguistico) della teoria loriana sull’influenza dell’altimetria sulla civiltà: i montanari, moralmente più puri, sono fisicamente più robusti e «triplicano» le consonanti, la gente di pianura (guai poi se sta al livello del mare come i veneziani) invece, [oltre che] moralmente depravata, è anche fisicamente degenerata e «scempia» le consonanti*.

4° La prefazione alla Ia edizione del Corso di Economia Politica importante anche perché vi si trova la istoria del suo «ritrovamento» del materialismo storico: vi si espone la teoria della connessione tra «misticismo» e «sifilide»*.

5° Lo scritto nella «Riforma Sociale» del Settembre-Ottobre 1929: Documenti ulteriori a suffragio dell’economismo storico*. Questi cinque documenti sono i più vistosi che io ricordo, ma la quistione è interessante appunto perché nel Loria non si tratta di qualche caso di obnubilamento dell’intelligenza occasionale, sia pure con ricadute. Si tratta di un filone, di una continuità sistematica, che accompagna tutta la sua carriera letteraria. Non si può neanche negare che il Loria sia uomo d’un certo ingegno e che abbia del giudizio*. In tutta una serie di |14 articoli le «stranezze» appaiono qua e là, e anche di un certo tipo, legate cioè a determinati modi di pensiero. Per esempio si è vista la «teoria» altimetrica apparire nella quistione dell’aeroplano e in quella «linguistica». Così in un articoletto pubblicato nella «Proda» (o «Prora», usciva a Torino durante la guerra, diretto da un certo Cipri-Romanò, un giornalettucolo un po’ losco, certamente di bassissima speculazione ai margini della guerra e dell’antidisfattismo) si dividevano i protagonisti della guerra in mistici (gl’imperi centrali) e positivisti (Clemenceau e Lloyd George)*: ricchi di elementi sono la poesia Al mio bastone pubblicata nella «Nuova Antologia» (durante la guerra)* e l’articolo sull’epistolario di Marx (pure nella «Nuova Antologia»)*.

La «leziosità letteraria» notata dal Croce in Loria* è un elemento secondario del suo squilibrio, ma che ha una certa importanza in quanto si manifesta continuamente. Un altro elemento è la pretesa all’«originalità» intellettuale a tutti i costi. Un certo opportunismo di bassa estrazione non manca spesso: ricordo due articoli pubblicati a distanza breve, uno nella «Gazzetta del Popolo» (ultra reazionaria), l’altro nel «Tempo» di Pippo Naldi (nittiano), sullo stesso argomento (la Russia) e con un’immagine del Macaulay che nell’uno era usata in un senso e nell’altro nel senso opposto*.

A proposito dell’osservazione di Croce sui «servi a spasso» e sulla