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incontro delle parole 63

nè da z. P. es. fatál scòglio; amór stólto; grán zèlo; nè da j: orríbil jèna.

In prosa si richiede altresì che la parola da troncarsi si appoggi, senza la menoma sospensione di senso, alla seguente. P. es. signór mío; fatál dóno; il fratèl di lèi; amár mólto. In verso ciò non è necessario. P. es.

Signor, mirate come il tempo vola.
Tutti l’ammiran, tutti onor gli fanno.
Non lasciavam l’andar, perch’ei dicessi.


§ 3. Per regola generale, il troncamento ha luogo soltanto nel singolare, e non può farsi nei femminili terminati in a. Divideremo pertanto i troncamenti in regolari ed irregolari.


§ 4. Troncamenti regolari. Nomi, aggettivi, pronomi ed avverbii. Si possono troncare le parole terminanti in:

-le, tanto maschili che femminili. Esempii: spedál-e, cattedrál-e, fedél-e, apríl-e, stíl-e, víl-e, padúl-e. — In verso si troncano spesso anche i plurali: le mirábil còse, i gioveníl furóri.
-lo e -llo. Esempii: pál-o, vél-o, fíl-o, duòl-o, figliuòl-o, múl-o; cristál-lo, cavál-lo, castèl-lo, fiumicèl-lo (di rado in prosa -íllo, -úllo). I dissillabi con l doppia ordinariamente non si troncano. Non si direbbe gál-lo, nè bál-lo, nè fél-lo, nè snèl-lo. Si troncano però quasi sempre (fuorchè davanti ad s impura) i due dissillabi bèl-lo e quél-lo.

In verso si usano, al plurale, le forme ammollite in -ái, èi, òi: cavái, fratèi, figliuòi, ecc. Vedi cap. v, § 12.


§ 5. -mo, -me si possono troncare soltanto nel nome uòm-o, e nell’avverbio insièm-e: