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50 | parte prima — cap. viii |
Una parola polisillaba accentata sulla quart’ultima sì chiama bisdrucciola. Es.: rècitano, partèndosene.
§ 6. La più gran parte delle parole nella nostra lingua sono piane. Quindi è che, per varietà ed agevolezza di suono vengono, più spesso delle altre, mozzate in fine, come vedremo. P. es. amóre, amór; fatále, fatál.
Le parole sdrucciole sono molte pur esse, ma in minor numero. È da notarsi che la penultima sillaba di queste parole, poche eccezioni fatte, è aperta, ossia esce in vocale, e l’ultima non comincia che da consonante semplice o da muta con liquida. P. es. ù-mi-le, splèn-de-re, sór-ge-re, ár-bi-tro, cè-le-bre. Le eccezioni sono quasi tutte nomi geografici, o parole d’origine non latina, o verbi composti. P. es. Lè-pan-to, Tá-ran-to; sè-mel-le, chí-fel-le; créder-lo. In alcune vi è la z doppia, che nella pronunzia non differisce dalla z semplice: pòliz-za, Álbiz-zi.
Le parole bisdrucciole sono assai rare. Per lo più non sono che terze persone plurali di presenti verbali colla prima persona sdrucciola, o verbi composti. P. es. séminano da sémino; andándo-sene.
Le parole sdrucciole e più spesso le bisdrucciole si troncano pure. P. es. mòbile, mòbil; lèggere, lègger; séminano, séminan; scórticano, scórtican.
§ 7. Alcune parole che in prosa sono sdrucciole, possono in verso divenir piane, trasportando il loro accento sulla penultima sillaba. Ecco le più frequenti:
cérebro | cerèbro | |
fèretro | ferètro | |
fúnebre | funèbre |