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le sillabe 45


, non preceduto da g o q, non forma neanch’esso dittongo, fuorchè nel caso che stia invece di un semplice o, come nelle voci ròta, ruòta; vòto, vuòto; tonáre, tuòno; sorèlla, suòra, ecc. Al contrario untu-óso, flessu-óso, e simili, dove uo è primitivo.


§ 5. Molte volte accade che due vocali, senza formare propriamente dittongo, vengano pronunziate e, scrivendo, unite in una sola sillaba. Ecco i casi più comuni:

ia, ie, io, posti in una parola dopo la sillaba accentata. P. es. áb-bia, ábbia-no, ò-dia, grá-zia, glò-ria, prò-prio:
ua, ue, ui, uo preceduti da g e q e posti parimente in una parola dopo la sillaba accentata. P. es. lín-gua, lín-gue, cín-que. Si eccettuano ambígu-o, contígu-o, irrígu-o ed altre simili voci, che in latino hanno doppio u dopo g.

Tali accozzamenti di vocali vengono detti da alcuni dittonghi improprii.

Quanto al verso, vi sono alcune regole speciali. In mezzo di verso due vocali qualunque siano, la prima delle quali sia accentata (abbiavi o no il dittongo disteso) si pronunziano ordinariamente in un tempo solo e valgono per una sola sillaba. P. es.

I’ non vi discer-nea- veruna cosa.
Che suoli al -mio- dubbiare esser conforto.
Andiam che la -via- lunga ne sospinge.
Che fa-céa-no un’incognito indistinto.

Di rado si trova violata questa norma. P. es.

Ond’ella appresso d’un pi-o sospiro.

Al contrario in fine di verso. Quando la vocale accentata cada sulla sillaba penultima d’un verso piano o sull’antepenultima d’uno sdrucciolo si pronuncia sempre distinta dalla vocale seguente, siavi o no dittongo disteso. P. es.

Che la verace via abbandona-i
Confuso si tacea lo stuol giudá-ico.