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38 | parte prima — cap. v — incontro ecc. |
Talvolta invece della z si pose ,g: onde le doppie forme razióne, ragióne in altro senso: guarnizióne, guarnigióne in altro senso, ecc.; prèzzo, prègio; palázzo, palágio; franchèzza, franchígia in altro senso ecc.
§ 16. Dopo p, i passò in palatale forte, risultandone cosi cci, come si vede nelle doppie forme pippióne, piccióne; sapiènte, saccènte in altro senso: sáppia, sáccia antiq.:
dopo le molli d, b, v, talvolta i, passando per j, si mutò in ,g. Quindi le doppie forme sèdia e sèggio; radiánte e raggiánte: invídia, invéggia antiq.; cambiáre e cangiáre; sávio e sággio; servènte (da serviènte) e sergènte in altro senso; piòva (da plòvia) e piòggia.
In qualche caso invece di ,g,g si pose zz: quindi le doppie forme rággio (da rádio) e rázzo in altro senso; mèdio e mèzzo (non mèggio).
§ 17. Dopo s talvolta i passò pure in ,g, come apparisce dalle doppie forme Anastásio, Anastágio; Luísa, Luígia; occasióne, cagióne; pensióne, pigióne; mansióne, magióne tutti e tre con qualche differenza di significato:
talora invece di ,g si pose sc come nelle voci antiquate báscio, cáscio, cúscio, ecc. (da un primitivo -si-), donde poi uscirono le voci regolari bácio, cácio, cúcio.