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incontro di più vocali ecc. | 35 |
e tráe forme simili al latino. La stessa origine ha il verbo strúggere (da un primitivo strúere e strújere):
§ 8. Ma il caso più frequente di tòrre l’iato fu quando la prima delle due vocali a contatto non aveva alcuna posa di voce: di u cambiato nella consonante affine v si trova qualche traccia, se si confronti la voce belva col lat. belua, e colla voce derivata italiana belluíno; e i passati remoti párvi col latino parui: dólvi poet. ed antiq. col latino dolui:
§ 9. I casi più frequenti d’iato si trovano dopo i (talvolta e) non accentata, la quale, a cagione della stretta relazione che tiene colla consonante j, ha dato luogo a molti cambiamenti nelle parole, come ci attestano le numerose forme doppie, che ancora si adoperano in prosa o in verso.
Molteplici furono i modi con cui si attenuò o si tolse l’iato proveniente da questa vocale.
Spesso si raddoppiò la labiale che precedeva all’i, col qual procedimento l’i si strinse più intimamente colla vocale seguente, e venne a scemarsi l’iato. Se p. es. si riscontrino col latino le parole vendémmia, sáppia, dúbbio, scímmia e tante altre simili; sí vedrà che le labiali sono state raddoppiate, e ciò per causa della seguente i. Talora, oltre al raddoppiamento della labiale, si ebbe la perdita dell’i seguente: p. es. débbia, débba; e Buèmme antiq. da Boèmia.
§ 10. Molte altre volte si evitò l’iato elidendo la vocale i, come in evangélo per evangélio; estráneo, stránio antiq. stráno; domínio, domíno antiq.; chièsa, dalla forma clesia che resta in ecclesiástico.