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22 | parte prima — cap. iii — mutamenti ecc. |
§ 9. e tonica (che corrisponda ad e breve latina) non seguita da doppia consonante, passa in ie. P. es. fèro poet. fièro; altèro, altièro; intéro, intiéro; lève poet. liève; tèpido, tièpido ed altre.
Così parimente o tonica (corrispondente ad o breve latina) non seguita da doppia consonante, passa nel dittongo uo. P. es. bòno, buòno; còcere, cuòcere; còre, cuòre; fòco, fuòco; òmo, uòmo; lòco, luògo; mòro, muòjo; nòvo, nuòvo; tòno, tuòno; ròta, ruòta. Le forme con semplice o sono, per la maggior parte, rimaste alla lingua poetica, benchè ancora usate, in parlando, dal popolo di Firenze.
§ 10. í (corrispondente ad i breve latina) passa regolarmente in e, specialmente quando si trova dinanzi a due consonanti od a z: come tuttora apparisce riscontrando le doppie forme líce, léce poetiche, plíco, piégo: cíppo, céppo; nítido, nétto (con sincope); avarízia, avarézza; franchígia (-izia) franchézza: vízio, vézzo; príncipe, prénce (dall’antiq. préncipe); límbo, lémbo, molte delle quali hanno diverso significato.
§ 11. ú (corrispondente ad u breve latina) passa regolarmente in o. Così spiegansi le doppie forme cúbito, gómito; número, nóvero; cúneo, cònio; lúto poet. lóto. Nei verbi è spesso alternativa fra ú primitiva ed ó. P. es. condúrre, condótto; fóndere, fúso. I poeti riconducono sovente l’ú latina; e usano, specialmente in rima, sepúlcro per sepólcro; spelúnca per spelónca; scúlto per scólto, ecc.
Quanto alle voci derivate, vedi la Parte III.
§ 12. Talora una vocale, per agevolezza di pronunzia, muta di posto nella stessa parola; il che dicesi metatesi. Rare sono le metatesi delle vocali nella lingua scritta, come in schioppo, scoppio, che si usano però in significato diverso; e in bálio dall’antiquato e primitivo báilo. Ma in bocca della plebe sono frequenti. P. es. pianère invece di panière; rispiármo invece di rispármio