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mutamenti di vocali 21

cio, ecc. dove l’e iniziale è spesso un’attenuamento di a primitiva. P. es. da rubáre si trae, rubería e non rubaría; da beccáro, becchería; da birrájo (birráro) birreria ecc. ecc. Si usano tuttora le doppie forme scioccarèllo, scioccherèllo; pazzarèllo, pazzerèllo; boscaréccio, boscheréccio; casaréccio, caseréccio, ed altre.


§ 5. Le consonanti b, p, f a contatto di i od e, tendono a cambiarle in u. Ciò si vede nelle doppie forme scipáre antiq. sciupáre; officína, fucína con aferesi; ribèlle, rubèllo; ebriáco antiq. ubriáco: le consonanti m e v a contatto di i, e, u tendono a cambiarle in o: p. es. riverso, rivèscio poet. rovéscio; diventáre, doventáre; mínimo, mènomo; dèvo, dovére; pieváno, piováno; dimáni, dománi; dimánda, dománda; divízia poet. dovízia; eremíta, romíto con afer.; ruína, rovína; manuále, manovále; contínuo, contínovo antiq.; Cápua, Cápova antiq.


§ 6. La consonante l tende a mutare in o la vocale con cui stia a contatto dopo la sillaba accentata. Ciò si vede nelle doppie forme debile poet. debole (gli antichi dissero anche nóbole, útole e sim. per nóbile ed útile); ángelo, ángiolo; scándalo, scándolo poco usato:

le consonanti gutturali c, g e le nasali n, m, tendono a mutare in a la vocale che loro precede dopo la sillaba accentata. Quindi le doppie forme crònica, crònaca; tònica, tònaca; pámpino, pámpano; gióvine, gióvane; canònico, calònaco, pleb.; Gerònimo, Giròlamo. Quindi pure spiegansi i modi affatto antiquati pròlago, astròlago e sim. invece di pròlogo, astròlogo ecc.


§ 7. In generale il mutamento della vocale atona è favorito da quelle due tendenze opposte della lingua, che si chiamano assimilazione e dissimilazione. Per la prima si cerca di ripetere un suono medesimo; per la seconda, invece, di fuggirne la ripetizione. All’assimilazione si debbono in parte i cangiamenti in a notati al § 3, come in salvatico invece del primitivo selvatico. Altri esempi sono maladétto per maledétto; e le terminazioni -ère invece di -èro, come in corrièro, corrière; cavalièro, cavalière; leggièro, leggière poco usato; e altri moltissimi. Dalla dissimilazione nascono le forme, nemíco invece del primitivo nimíco; litigáre, leticáre, ed altre.


§ 8. Le vocali toniche, quelle cioè su cui cade l’accento della parola, vanno pur esse soggette a cambiamenti, che tuttora si manifestano in certe forme doppie: