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NOTE
1 Vedi per tutti Federigo Diez, Introduzione alla Grammatica delle Lingue Romane; e Adolfo Bartoli, I primi due Secoli della Letteratura Italiana.
2 Vedi, Napoleone Caix, Saggio sulla Storia della lingua e de’ dialetti d’Italia, ecc., Parma, 1872. — La formazione degli idiomi letterarii, in ispecie dell’Italiano (Nuova Antologia, Serie I, vol. XXVII, fasc. 9 e 10). Vedi anche Alessandro Manzoni, Sulla lingua italiana scritti varii, Milano, 1868; Vincenzo Pasquini, Della unificazione della lingua in Italia, Firenze, 1869; e le Opere latine di Dante Alighieri annotate dal prof. G. B. Giuliani, Firenze, 1878; pag. 192 e segg.
3 Si potrebbero citare molti esempii a conferma di queste asserzioni, specialmente nelle declinazioni e conjugazioni. P. es. lòda e lòdo, vèsta, pòrte, tùrpa, gránda, ecc. ecc. lasciarono il posto a lòde, vèste, pòrta, tùrpe e gránde: eremíto, pianéto, interèsso, comùno, vèrmo, confessòro, gióvano e gióvana, dólco, sparirono nell’uso scritto davanti alle vere forme latine o greche, eremita, pianeta, interèsse: comùne, vèrme, confessóre, gióvane, dólce: póme, fùme, lènte (agg. ), ecc. furono cacciati da pómo, fùmo, lènto, ecc. Per la stessa ragione i verbi spogliarono alcune forme come erronee; p. es. pòssano e sim. (indicat. ) invece di pòssono; crédino, finischino e simili per crédano, ecc. amònno, dissono, fénno, ecc. ecc. per amárono, dissero, fecero, ecc. (Vedi il Nannucci, Teorica de’ nomi, ecc. e Analisi critica de’ verbi). La prevalenza de’ quali modi più conformi al latino fu certamente favorita dagli scrittori.
4 Molte voci latine derivate conservano in italiano la loro forma assai più fedelmente che non facciano le primitive, segno che quelle furono introdotte più tardi dagli scrittori, mentre queste erano già