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xxii prefazione

trascinare anche in questo dalla mania democratica signoreggiante. Un’altra obiezione mi si potrebbe fare rispetto all’accento tonico segnato su tutte le parole dove cade, invece di segnarlo, come altri fanno, soltanto sulle voci tronche, sdrucciole e bisdrucciole. Senza biasimare cotesto metodo anzi stimandolo il migliore e il più adattato per la comune de’ libri, ho voluto negli esempi e nei paradigmi di una grammatica etimologica abbondare negli accenti, affinchè la loro situazione e i cangiamenti cui vanno soggetti nella flessione, si stampasser bene nella mente de’ lettori, intendendo però di non continuare con questo sistema nel trattato della Sintassi, dove lascerò affatto gli accenti non ammessi dall’uso, supponendo che lo studioso ne sia oramai sufficientemente pratico.

E la Sintassi appunto è il necessario compimento che tuttora manca a questo libretto. Avverto però che le più indispensabili regole di essa sono inserite ai luoghi loro, e che al rimanente potrà supplire il Maestro finchè non sia pubblicata quella Sintassi italiana dell’uso moderno alla quale sto lavorando.