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xvi | prefazione |
zarri e vivaci. Anche la sintassi e il periodo ondeggiarono lungamente fra le due sorgenti; perchè alcuni scrittori gli informarono sul periodo latino; altri preser norma principalmente dall’uso vivo, dettarono come parlavano. Da un lato l’arte un po’ burbanzosa; dall’altro la natura un po’ licenziosa: in pochi il giusto mezzo. Ed anche oggi le due scuole non sono del tutto estinte: l’una che tien l’occhio agli autori che più ritrassero dal latino, l’altra che vuol riprodurre, quanto più fedelmente si può, il volgare di Firenze.
Di questa doppia inclinazione, maggiore sino ab antico nella nostra lingua che nelle altre sorelle, dovea risentirsi e si risentì anche la Grammatica. La storia delle grammatiche italiane fatte in Italia si può forse dividere in tre principali periodi. Il periodo di compilazione, che va dal Fortunio e dal Bembo (1516-1525) fino al Buommattei (1623-1643), con un metodo ancora analitico e incerto, troppo ligio ora al latino, ora al volgare d’una provincia o d’una città. Il secondo periodo, che cominciando col Buommattei giunge al Corticelli (1745), con un metodo più compiuto e sistematico, e poggiato quasi tutto sull’autorità dei Trecentisti toscani. Il terzo periodo che va dal Corticelli fino al Gherardini (1825-47) ed al Mòise (1867-1879); periodo nel quale si è tenuto maggior conto del parlar italiano in generale, e di un più largo numero di scrittori: si