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174 parte seconda — cap. xxi


Si eccettuano cuòcere e rècere che conservano la ,c anche dinanzi ad o ed a. P. es. io cuòcio, tu cuòci, égli cuòce, nói cociámo, vói cocéte, églino cuòcionoio rècio, tu rèci, ecc. per non confondersi con rèco da recáre.

Quanto ad altre difficoltà nella formazione dei tempi in verbi della seconda e terza conjugazione, vedi più oltre i Verbi irregolari.


§ 7. Nella conjugazione de’ verbi regolari l’accento tonico, per regola generale, cade sulla flessione speciale di ciascun tempo, e cioè: sull’ultima sillaba, quando la flessione consta di una sillaba sola (semplice vocale, dittongo disteso): sulla penultima sillaba, quando la flessione consta di due sillabe; sulla terz’ultima, quando la flessione consta di tre o più sillabe. Esempii:

lod-ái lod-ò cant-er-ò cant-er-èi
cant-áre cant-áva cant-ásse
tem-évano fin-írono cant-er-èbbero.

Nell’imperf. indic. l’accento cade sulla penultima, benchè la flessione sia di tre sillabe: am-avámo, -aváte. Ma il popolo segue anche qui la regola generale, e pronunzia lod-ávamo, lod-ávate.


§ 8. Si eccettuano soltanto la prima, seconda e terza singolare, e la terza plurale del presente indic. imp. e cong. nelle quali l’accento cade sul radicale del verbo, p. es.:

ind. cong. imp.
lòd-o lòd-i
lòd-i ecc. lòda
lòd-a