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osservaz. sulla formazione de’ tempi | 173 |
senz’accento. Se i diventa accentata, allora si conserva per tutta la conjugazione, fuorchè nella prima persona plur. dell’indicat. e del cong. e nella seconda plurale del cong. stesso. P. es. da spiáre si formano ío spí-o, tu spí-i, égli spí-a, nói spi-ámo (e non spi-iamo) ec., e nel congiunt. ché nói spiámo, ché vói spiáte (e non spi-iáte), ché églino spíino. Se i non prende mai accento e fa dittongo colla vocale seguente, allora si conserva sempre, fuorchè nelle medesime persone e di più nella terza plur. del congiunt. P. es. da risparmiáre si formano ío rispármio, tu rispármii, égli rispármia, nói risparmiámo (e non risparmi-iamo), vói risparmiáte, églino rispármiano: e nel cong. ch’ío tu, égli rispármii, ché nói risparmiámo (non risparmi-iámo), ché vói risparmiáte (non risparmi-iáte), ché églino rispármino (non rispármi-ino).
È raro il caso che -áre sia preceduto da altra vocale. Talora ciò succede con e, con u (senza dittongo), p. es. in cre-áre, be-áre, continuáre, e qualche altro verbo. Tali verbi si posson riguardare come difettivi, perchè mancano della prima plur. in -iámo, e della seconda congiunt. in -iáte, poichè non si dice nè be-iámo, nè cre-iámo; o be-iáte, cre-iáte; e molto meno cre-ámo, be-ámo. — Ciò vale anche, in generale, per quei verbi della terza dove íre sia preceduto da una vocale, senza dittongo; come in arguáre, pattuíre, ecc.
§ 6. Seconda conjugazione. Quando la flessione -ere (senz’accento) sia preceduta da ,c o ,g, quella ,c o ,g conservano il loro suono palatale davanti ad e od i della flessione, prendono invece suono gutturale davanti ad a, o. P. es. da víncere si formano ío vínco, tu vin,ci, égli vin,ce, nói vin,c-iámo, vói vín,cete, églino víncono: e nel congiuntivo ch’ío, tu, égli vínca, ecc. Da spárgere, ío spárgo, tu spár,gi, ecc. nói spar,giámo, ecc. e nel congiunt. ch’ío spár-ga, ecc.