Pagina:Grammatica italiana, Fornaciari.djvu/150

116

CAPITOLO X

Del pronome in generale.


§ 1. Si chiama pronome quella voce declinabile che serve a indicare semplicemente il nome sostantivo, e spesso ne tiene le veci nel discorso. Diciamo a indicare semplicemente, perchè esso non ne determina, come l’aggettivo, una qualità o proprietà speciale, ma soltanto lo considera in relazione con un’altra cosa o persona, o con idee generali di qualità o di quantità. Se io dico quésti o quest’uòmo, indico l’uomo per mezzo della vicinanza ch’esso ha con me: se dico il mío líbro, le còse túe, aggiungo al nome la relazione di possesso che alcuno ha con quello. Ío, tu, égli tengono le veci delle diverse persone che sarei costretto a qualificare; ésso, colúi tengono le veci di una cosa o persona già nominata.


§ 2. Il pronome distingue molte volte la persona umana (cioè, l’essere ragionevole fornito di volontà) dalla cosa. Onde si hanno alcuni pronomi personali di varie specie, e il loro segno particolare nel maschile è la terminazione i: per es. égli, quésti, quègli, áltri, ecc. mentre il pronome corrispondente di cosa termina in o: éllo antiq., quésto, quèllo, áltro, ecc. I pronomi finiti in e, come tále, quále, ché, esprimono parimente cosa e persona. Vuolsi peraltro avvertire che, mentre i pronomi di persona non possono riferirsi che a persona, quelli di cosa possono in molti casi riferirsi anche a persona, specialmente quando essa non sia qualificata poco avanti col nome proprio, ma con un nome di condizione.