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alcune norme sul genere de’ nomi 105



§ 18. I nomi di laghi e di monti, comunque terminati, sono per solito maschili: lo Splúga, il Giúra, l’Elicóna, il Gárda. Si eccettuano alcune catene di montagne, che sono femminili; per esempio la Sièrra Neváda, la Còsta d’Òro, le Cevènne, le Ande, le Dofríne.


§ 19. I nomi di fiumi sono femminili se terminati in a, maschili quand’escono in altre vocali o in consonante. P. es. la Sènna, la Lòira, la Guadiána; l’Arno, il Tévere, il Tánaro, il Pò, il Guadalquivír. Si eccettuano il Mèlla, l’Adda, il Vòlga, il Niagára ed altri che sono maschili, benchè finiti in a.


§ 20. I nomi di albero sono di genere maschile. P. es. il mélo, péro, aráncio, píno, nóce, castágno. Si eccettuano la quèrcia, víte, élce, pálma ed altri in a, che sono femminili.

I nomi del frutto sono femminili, e cangiano in a l’o finale del nome d’albero. P. es. la méla, la péra, l’aráncia, la pína, la castágna, ecc. Nóce quando indica il frutto diventa femminile; p. es. Il nóce pòrta le nóci.

Si eccettuano fíco, dáttero, limóne, cédro, pistácchio, ananásso che denotano tanto l’albero quanto il frutto, e conservano il medesimo genere.

Alcuni nomi di frutto sono difettivi. P. es, còccola o bácca frutto del láuro; ghiánda frutto della quèrcia; úva frutto della víte.