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alcune norme sul genere de’ nomi 99



§ 3. Quanto ai nomi di condizione e di professione che si attribuiscono alle persone, e talvolta anche agli animali, conviene avvertire alle norme seguenti:

I nomi della seconda declinazione, terminati in -sta o -cída, al singolare non cambiano terminazione, anche se riferiti a donna. P. es. un brávo artísta, o úna bráva artísta, l’uòmo omicída, la dònna fratricída: cambiano però nel plurale (vedi Parte II, cap. iv, § 5). Altri diversamente terminati prendono al femminile la terminazione éssa plur. e. Tali sono:

poèta poetéssa
profèta profetéssa
patriárca patriarchéssa
pápa papéssa
dúca duchéssa.


§ 4. I nomi della terza declinazione, quando sono riferiti a donna, si modificano cambiando l’o (e) finale in a. P. es.:

sèrvo sèrva
discépolo discépola
scoláro o scoláre scolára
ángiolo ángiola
fornájo fornája
lavandájo lavandája.
camerièro (ère) camerièra
prigionièro prigionièra
cantonière cantonièra
cucinière cucinièra
consiglière consigliera.

Ciò vale anche per molti nomi di parentela, di età, di relazione personale. P. es.:

figliuòlo figliuòla