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irregolarità nel numero de’ nomi 97

Non hanno per lo più bisogno di plurale pròle, progènie, stírpe.


§ 6. Altri nomi hanno nel plurale un significato in parte diverso da quello del singolare. P. es.:

fásto (pompa) fásti (glorie pubbliche)
seccúme (nome astratto) seccúmi (frutta secche)
mòlla (quella che mette in moto una macchina) mòlle (per attizzare il fuoco)
ròstro (becco) Ròstri (tribuna)

e così la più parte dei nomi che indicano materia, che nel plurale passano a significare oggetti fabbricati di quella materia, o varie specie di essa, come l’òro, gli òri; l’úva, le úve; e molti nomi astratti p. es. la bellézza, le bellézze (cose belle), le gentilézze (maniere gentili), l’íra, le íre (gli sfoghi di collera), ecc. Del che si spetta alla Sintassi il parlare più diffusamente.


§ 7. I nomi proprii di persona formano il plur. colle regole date per gli altri nomi, eccettuati i maschili in a ed i femminili in o che al plurale non variano; p. es. gli Elía, i Tobía, le Sáffo, le Èro. I nomi geografici vanno soggetti alla regola generale.

I cognomi di famiglia compresi in una sola parola, se sono finiti in o al singolare, possono fare il plurale in i. P. es. l’Ariòsto, gli Ariòsti; il Tásso, i Tássi. Quelli finiti in altra vocale non sogliono mutare.



FornaciariGramm. ital. 7