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88 parte seconda — cap. iv



§ 11. Termina in chi negli altri che al singolare non hanno -ico. P. es.:

ubriáco ubriáchi
opáco opáchi
vigliácco vigliácchi
catafálco catafálchi
fuggiásco fuggiáschi
animalésco animaléschi
baiòcco baiòcchi
cadúco cadúchi
bifólco bifólchi
adúnco adúnchi
Etrúsco Etrúschi
almanácco almanácchi
ábbaco ábbachi
fóndaco fóndachi
stòmaco stòmachi.

Si eccettuano mònaco, síndaco, austríaco, equívoco, intrínseco e pochi altri, che nel plurale escono in ci.

In verso (e talora in prosa) si trovano irregolarità, p. es. cadúci per cadúchi; mònachi per mònaci; pudíci per pudíchi; bièci per bièchi; prátichi per prátici; párroci per párrochi, ecc.


§ 12. Se il singolare termina in go, il plurale in tutti i dissillabi e in quasi tutti i polisillabi termina in ghi. Esempii:

mágo mághi (Mági in senso storico)
drágo drághi
págo pághi
lárgo lárghi
lágo lághi
chirúrgo chirúrghi