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465 e forse ancora lo ignorerei il merito sao, se Don Michele Lanci, della cui amicizia mi pregio, non m’avesse detto, lodando, lei essere della scuola del Cesari • Quando io udii questo, mi venne desiderio di leggere la predetta sua traduzione, sopra la quale vedo accennato due altre sue opperò il Cornelio e gli Jwertimenti a chiscrm in italiano^ che mi procurerò» Io la prego che mi voglia perdonare la confidenza che io mi ho preso con lei, e aggradire questo testimonio della mia stima. Di V. S. R. Deino ohbi&o servitore A* Gbrutti DELLO STILE DEL BOCCACCIO Non as^a pur Natura in dipinto^ Ma^ di sooi^ità di mille odori^ Vi faceva un incognito indistinto. D. Quando si volesse dimostrare le bellesBze dello stile d* ogni scrittore, detto che si fosse d*uno in poesia e d*un altro in prosa, bisognerebbe ripetere le medesime espres-^ sioni, le cose medesime per tutti gli altri; però, dopo aver lecco alquanto dell* alta poesia di Dante e del Petrarca, e lopo aver fatto un cenno della forza e della efficacia dello itile del Davanzali, terminerò questo capitolo con alcuna esposizione del primo nostro scrittore in prosa, nelle cui o* >ere, oltre alla proprietà, e alla purità de* vocaboli, i quali lUora per la maggior parte la natura del luogo e de* tempi i