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negata, o perchè l’uomo si può ingannare; se si interroga alcuno di una cosa, egli è perchè chi interroga n’è incerto; e quindi potrebbe essere e non essere. E anche la necessità è soggetta a incertezza, in quanto che quel che è necessario è, come le altre cose, soggetto all’incertezza dello avvenire. Dunque, nel primo esempio, il congiuntivo faccia dipende dall’espressione io non so, che comprende ignoranza; nel secondo, possiam, è sottomesso a non veggio, che comprende impotenza; nel terzo esempio, fossi è soggetto a un verbo espresso interrogando; nel quarto faccian dipende da volere; e così procedendo. Dante disse bensì: Ciò che ci appar quà su diverso credo che ’l fanno i corpi rari e densi, ponendo fanno soggetto a credere nell’indicativo; ma non credo che vi sia esempio di un verbo dipendente da parere o sembrare posto nell’indicativo,come si vede in un moderno scrittore: Nè si vuol tacere che in questo libro dove par che si serbano le più preziose gemme del nostro idioma ecc. Serbino mi par che dovesse dire.

1. Io son contento di esser sempre l’ultimo che ragioni. B. 2. Madonna, non vi disconfortate prima che bisogni. B. 3. Voi vedete quanto io sia guardato. B. 4. Il più contento uom fu che fosse giammai. B. 5. Bella cosa è il ferire un segno che mai non si muti. B. 6. Mi consigliano che io mi procuri del pane. B. 7. Guardatelo, ohe non si fuggisse. F. 8. A me par voi riconoscere. B. 9. Questo non crederei io mai poter fare.

Molti sono i casi nei quali il verbo è posto in congiuntivo per 1a sopra esposta ragione, benchè non sia cosi apparente; vedremo nulladimeno per la seguente dimostrazione che la cagione è sempre la stessa.