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a63 ro; andar pianai legger presto^ viyer lieto; ri^yondere al" legro; ecc^taUi modi belli per lo variar che fauno la forma dello avverbio, il quale troppo noioso riuscirebbe se avesso sempre a portare raggiunta mente» i. l’una gridò va lxjnqu D. 3. Di ujngi 9 eraMWio ancora un poco» D. 3. La risposta farem noi a Chiron co^ sta Di PRESSO. Dm Abbiamo detto che le parole lungi e presso sono preposizioDÌi cioè voci esprimenti posizioni; e però che Tavver^ bio di luogo altro non è che una parola pure esprimente po-^ sizione, ne viene di conseguenza che molte delle preposizioni composte si possono usare per avverbj; come le pre« dette due, e lontano f vicino^ su^ sopra ^ fuori% oltre^ ecc. Sono preposizioni quando s* appoggiano a un nome^ e awerbj quando si reggono in sul verbo; con tutto che, anche allor quando paiono attenersi al verbo, abbiano per termine un nome sottinteso, come apparrà supplendo Tintero senso dei tre esempj; i. l’una gridò stando in luogo mwentesi da lungi da noi; 2«EraHimo ancora un poco lungi di ^i% cioè di quivi; 3. La risposta noi farem a Chiron costà presso di po/. Oltre agli avverbj formali con gli aggettivi e la voce mente^ e gli altri già discorsi, ve ne sono molti che sono tali per se medesimi; fra i quali noi prenderemo a trattare quelli che porgono materia di ragionamento. DIGLI AVTKRBJ DIVOSTRàTlVl c/, ^/, za Qcri qoa cotA Mri% qvivi^ costi" ^ £ costa". I • Io non posso più ritornarci. B«2. Poi che noi fumimo Q(7f io ho desiderato di menanti in parte assai s^icina di questo luogo.B»3. f^enite qua B» 4«Che fa egli costa"?