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SBCOTOA TAARSIZIORB Eglif il dire^ non d wole da noL I patti si vogliono sennirè o servati dalT uomo. Questi lombardi cani non si vogliono pia sostenere o sosten uti dal popolo. Nella quale aitima transizione si scorge benissimo l’idea primiera dei pronome personale si^ cioè egli ( il direj) non wole noi dire se^ o se detto da noi ; i patti vogliono V uo- mo servare seo se servati dalVuomo^ questi lombardi cani non vogliono pia il popolo sostenere se o se sostenuti dal popolo. II Perticarif nel suo Trattato sopra gli autori del Tre- cento, parlando della grammatica, dice: E in tutte le anti- che e le novelle nazioni vuoisi ordinarla non sui perpetui mutamenti popolari^ ma sugli eterni volumi de* grandi ora^ tori^ de^ filoso/I^ e de" poeti perciò che virtà non è mai a caso^ ma sempre a belF arte. Se nell’ espressione Voo/f/ or^ diluirla aresse inteso il Perticari di far uso di la per ella agentCì la detta espressione si poteva giustificare; ma in tal caso* aveva a dire la si vuole ordinare; ma egli adoperò la per oggetto, e quesf oggetto rimane senza appoggio ; per- ciò c1ie,come per Tanalisi abbiam dimostrato, quello che era oggetto nella costruzione attiva , diventa reggente del ver* Lo nella passiva, e se è rappresentato da un pronome, il pia delle volte si sottintende. Dunque avrebbe dovuto dire ella si vuole ordinare^ o si vuol ordinare. Egli dice ancora II cambio ogni dì si può fare^ anzi lo si dee; questo lo è er- rore, la costruzione essendo egli si dee fare. Il Bartoli ri«  cordando la vecchia dama Elia Catula: E perciò che non si potea rabbellirla e non tormentarla^ fa il medesimo