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195 ticarif nel sno Trattato su gir autori del Trecento: E si ra^ giani quanto dobbiamo credere mal conci i libri di mino^ re stima^ se tanto lo sono i principali. £ il Napione: iV!^ le opere (assennate di Bossuet erano lette con quella a^idità^ con cui il sono al presente. Avrebbero dovuto dire come è ^ diDante^ se tanto sono iprincipalii che sono al presente. Anche nel Bartoli si trova questo gallicismo, ei dice ; Quanto Dionigi fece per parere non mai siato grande^ al" treUanto farebbe un ambizioso per Diysurinioi Ormi’- rate^ se quel che era in pittura la Minen^ d* Amulio^ non ìerj in fatti la cortesia di Tito. In una edizione eh* io feci ristampare in Londra di 20 Simboli del Bartolt, ecco Topi- niooe eh* io diedi del suo stile: ,, Pieno dunque di alto me- rito per la bella scelta che fece delle parole , energiche ed espressive, per la maravigliosa copia che ce ne ha fornito ^ per le locuzioni, se non tutte schiette toscane, pur belle ita* liane, non punto inferiori alle toscane ; forse piii che altro autore da commendarsi nella retta e semplice costruzione da lui osata, piii idonea al nostro modo di parlare che la tra* sposizion latina qualche volta affettata dal Boccaccio e dal Macclìiavello; ma tanto più pericoloso il leggere i suoi scrit«  ti} per li benché pochi gallicismi per lui introdotti, e gli er* rori da lui commessi, in quanto che il suo bel dettato essen- do degno che si conosca da chiunque aspiri a scriver bene, può indarre chi legge ne* suoi medesimi solecismi ; del che fan fede due letterati miei amici, i quali a difendere il ne gal- licisoìo, quando io mi stava scrivendo la prima edizione del- la mia grammatica , mi produssero la sua autorità. „ Ma , giacché egli disse:iVQn abbiamo a disperare che il bello che f(xrà né" nostri scritti non sia per trowr pia lode che non