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pj, come il Macchiavello nei due citati del precedente paragrafo, non avesser potuto far senza quel pronome ne; ma solo avviso che la natura della nostra lingua, dietro l’esempio de’ migliori scrittori, permette che si ripeta la stessa idea in questo caso, in virtù della breve pausa che vi si richiede; così a’ Francesi, e qualche volta anche a noi, è permesso ripetere l’avverbio di luogo o la parola che esprime il luogo, come nelle espressioni en France il y a; il y a; dove quell’y altro non rappresenta che en France e . Nel secondo esempio il pronome ne non ripete d’alcuna cosa; ma bensì queste parole aggiungono valore all’idea compresa in ne, cioè non s’era avveduto ne (di ciò) pur nell’atto d’alcuna cosa. Così l’espressione di coteste cose nel terzo esempio aggiunge forza, perchè torna a esprimere quello a che il pronome ne si riferisce , acciò che meglio s’intenda di che si tratta. Anche il Gelli dice: Tre sorti di uomini son quelli che sogliono biasimare; delle quali due NE stima egli assai; e della terza non tiene un conto al mondo. Per la stessa ragione dice il Firenzuola: Questo lo dico , perchè stamattina io l’ho provato; ove il primo io è una ripetizion di questo.

DEL NE GALLICISMO

Il dire Io NE ammiro la virtù, io NE pregio l’ingegno, NE lodo i costumi, in luogo di Io ammiro la sua virtù, io pregio il suo ingegno, lodo i suoi costumi, o io ammiro la virtù di lui, pregio l’ingegno, lodo i costumi, cioè il mettere il pronome ne in luogo del possessivo o della persona della quale l’oggetto del verbo è parte integrante è un gallicismo di cui non trovo esempio nei buoni scrittori; e benchè raccolga dal Trattato sopra gli autori del