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171 L'usare, in vece del possessivo, il pronome con la pre» posizione di, come in qaesti esempj di lui in luogo di suo, toglie il senso ambiguo che potrebbe capere in certi casi nel possessivo. Nei primo esempio lui rappresenta il marito di Lidia; se si mettesse suo, questo si potrebbe riferire così al marito come a Lidia; nel secondo, usando suoi, si potrebbe riferire all' agente; e benchè il sentimento tolga l'equi voco, al primo l'occhio e l'orecchio non è pago. Lui toglie ogni ambiguità perchè non può rappresentar l'agente. E ancora che nella novella di Teodoro il Boccaccio dice: Co’ figliuoli di Messer Amerigo si crebbe; e traendo più alla natura di LUI che all'accidente ecc., riferendo il pronome lui all'agente che è Teodoro, pure non v'è dubbio che se avesse detto natura sua, avrebbe tolto l'equivoco , potendosi lui riferire anche a messer Amerigo.

DELLE FORME COMPOSTE

GlIElO, GLIELA, GLIELI, GLIELE, GLIENE.

I. Il prete, trattosi il tabarro, GLIELO diede. B. a. Avendo serbati questi danari bene un anno per renderGLIElI e non risiedendolo, io gli diedi per l' amor di Dio. B. I pronomi che rappresentano il dativo debbon sempre precedere il pronome oggetto e il qualificante, quando si trovano ambedue nella stessa proposizione, in modo che ne rivolterebbe gli lo, gli la, gli le, gli ne,le lo, le la, ecc. In questo caso gli serve per li due dativi, pel mascolino e per lo femminino; e tra questo e l' oggetto o il qualificante si mette un’e ; onde risulta glielo gliela glieli gliene. Queste forme si mettono prima o dopo il verbo, secondo le regole di sopra accennate rispetto a lo, la, gli, le. Si trova alcuna volta, anche nel Boccaccio, gliele in luogo di glielo kL ^^ ^*^.