Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/19

xvi

lor venissero a fastidio quegli autori che fino allora avevan letto e ammirato; laddove prima si ridevano di mio purismo e de’ miei classici1. E, s’io facessi una grammatica latina con sì fatte esercitazioni, li vorrei convertire alla mia opinione a centinaia; e non avrei allora bisogno di sfiatarmi in cercare di persuadere con le ragioni. Adunque, voi che siete giovani, e cui il prendere più tosto l’una che l’altra via costa poco più fatica, e ne potete aspettare in cambio infinito diletto, badate bene a quel che i sofisti che han già calato il sommo dell’arco, o li scioperati che non leggono, vi posson dire a questo riguardo; ma leggete, e giudicate da voi; e dite poi che non sia vero che s’allarga quì il campo della lingua assai assai, e si rende amenissimo. ,,

Appongo il titolo di filosofica a questa grammatica, non perchè io intenda di trattare solamente le materie più astratte; che io voglio che vi si truovi ogni cosa; ma perchè, qualunque sia la parte che io tratto, procedo con la ragione.2

Finalmente mi bisogna avvertire chi legge, che gli potrà avvenire d’abbattersi ad ora ad ora, nei classici, in espressioni che parranno deviare dalle regole

  1. Il medesimo avvenne a me in Parigi, traducendo dalla Grammatica francese italiana del Biagioli le esercitazioni; e quindi solo cominciai a leggere i classici che non aveva mai letti.
  2. Un Bartoli ha creduto dover far uso della voce filosofare ragionando della z; e’ dice „ che, quantunque il z non abbia forza di più che una delle altre semplici consonanti, non si deve però filosofarne, com’egli fosse due lettere distinte. „ Dico a quelli cui, come accennai, non aggrada il titolo di quest’opera.