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i4t plurale in queio que^^ innanzi a nome che cominci per con- sonante; si elide avanti alla vocale in quell’^ e fa nel plura- le quegli^ avanti la vocale e la ^ sopra detta. Cotesto Un" §ua illustre dovrebbe pur crescere di splendore a modo che cresce la nobiltà delle cose* Cosi scrive un critico del Davaozati in un suo opuscolo intitolato il Perticari confu- tato da Dante. Avrebbe dovuto dire questa lingua^ poiché il dimostrativo si riferisce alla cosa di cui egli tratta* !• Io non ho già cotesto nome alla fonte; che avea no-’ me Tofano per una mia zia* F. a. Andai a studio a Siena ^ e mi miser cotesto nome^ perchè io doveva imparare as" sai^ e disputava come un diavolo» F. Nella Trinuzia del Firenzuola messer Rovina dice al Dormi: Io ti rispondo che non sono la rovina che rovina^ ma un dottor che ho nome messer Eovina ; e poi seguita con le soprapposte parole; onde parrebbe che qui il Firen- zuola avesse veramente adoperato cotesto per questo; ma sì fatti esempj non si possono prendere per norma per dire che sia lecito al dicitore 1* usare Tuno o l’altro dimostra- tivo a suo piacere, quando si dinoli cosa che appartenga a chi sì parla; perchè, dicendo cotesto^ il Dottore intende di- segnare quel nome di rovina che rovina col quale il Dormi Vhm nominato. Non v*è dubbio che esempj di cotale ambi- gua specie indussero molti a credere che questo e cotesto si possano indifferentemente usare Tun per Taltro. E quantun- que, perciò che continua a dire il Dottore, par proprio chV- gli intenda cotesto per questo^ non sarebbe maraviglia che il Firenzuola facesse rovinare anche le regole della gramma- tica a colui ch^egli chiama Movina delle leggi. Ma qaei che più mi fa maravigliare si è il vedere che anche il Cesari