Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/167

140


Noi abbiamo tre dimostrativi; questo che disegna la persona o la cosa vicina di colui che parla; cotesto che dimostra l´oggetto vicino di colui a cui si parla; quello che lo addita lontano da tutti e due. I soli toscani ne fanno retto uso parlando, e comprendono il valore di cotesto1; benché tra il popolo si usi cotesto per questo e viceversa; e son molto da riprendere tutti coloro che confondono questo con cotesto come quelli che hanno bandito cotesto dalla nostra lingua; essendo così necessario, quando si scrive una lettera, ad accennare le cose stanti nel luogo ove si trova la persona a cui si scrive. Nelle altre lingue per lo difetto di questo dimostrativo, si rende spesso il senso ambiguo nello stile epistolare, o bisogna ricorrere a circonlocuzioni. E non solamente questi aggettivi si applicano a cose concrete o materiali, che si vedono, come esprime il vocabolo dimostrativo, ma anche alle cose astratte2, per esempio: Al mio parere cotesta vostra andata è di soperchio; Voglio ragionare un poco con voi sopra questa materia. Questi aggettivi fanno l´uffizio d´articolo e di determinante; vale a dire che determinano l´oggetto e lo mostrano a dito. Quello va soggetto a variazione secondo il nome al quale è preposto. Si tronca nel singolare in quel e nel

  1. „ Né mai si sentirà, dice il Buonmattei, in ciò far errore da verun del nostro paese, ancorché rivendugliolo, o battilano, o di altra professione più sprezzata.„ Ma, sia con sua pace, né anche quivi è tanta rettitudine tra i battilani e rivenduglioli.
  2. Concreto, del latino concretus, significa cresciuto imieme, e si dice di quelle cose la cui idea é cresciuta o derivata dall´oggetto reale che la rappresenta, astratto da abstractus significa tratto di, e si dice di quelle cose che hanno loro essere solo nella nostra immaginazione; il nome o l´idea delle quali fu tratta per analogia dai termini concreti, cioè dagli oggetti sensibili.