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lare in tali proposizioni mettere la congiuntiva che no; e per lo contrario mi pare manchi qualche cosa nella espressione tutti tre; poiché non si dice tutti uomini, tutte cose, parlando generalmente; vi si pone l’articolo che addita la cosa determinata; in somma vi vuol sempre una unione tra la voce tutto e quella che la determina. Nello stesso modo, mettendo la preposizione, come ne’ due ultimi esempj, la idea è: tutti, e voi sapete che questo tutti si riduce a voi due. Così ragionando si solve; e, così solvendo, non sarà mai bisogno che i grammatici vengano a battaglia.

1. Tennemi Amor anni ventuno. P. 2. Vent’una volta fu gridato imperatore. Dav. 3. Poi, per la medesima via, par discendere altre novant’una rota’. D. 4. Voi non mi lasciate pur riposare una mezza ora del giorno. B. 5. Valeva assi o libelle due e mezzo. Dav. 6. Abbiam oggimai cerco mezzo la cristianità, senza saper perchè. F. 7. Che a sei loro figliuoli una libbra e mezzo d’oro per ciascuno si donasse. Bembo.

Coi composti vent’uno, trent’uno, quarant’uno, ecc., se il nome al quale l’aggettivo numerale è apposto sta innanzi al numero, e’ debbe essere in plurale; se sta dopo di esso, rimane singolare; anni vent’uno, novant’una rota, ventuna volta. La ragione si è che, per essere detti numeri composti di venti e uno, trenta e uno, mettendo il nome avanti, s’accorda col numero plurale venti o trenta; mettendolo dopo s’accorda col singolare uno. Per la stessa ragione, se lo aggettivo mezzo si pone prima del nome da esso modificato, concorda con quello nel genere; se si pon dopo, quando fosse il nome femminino, mezzo mantiene la desinenza del mascolino; onde si dice mezza libbra, mezz’ora; e una lib-