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125 poiché ^1 era qaalche volta recorso, in tale incertezza, per dare il piò possibile valore alle sue parole, di domandarne- parere a cui in lingua più avanti senti^Sie. Io, traendo di ta- sca il mio scartafaccio, risposi: voi siete beo capitato a que- sta Tolta, poscia che cibo la risposta stampata, la quale pari proprio cbe stesse appareccliiata per rispondere alla vostra^ qaistioae; e quindi, con molta enfasi, mi feci a leggergli il ragionamento della pag. 79, coi corrispondenti esempj» L^a- mtco,con tutto che assai mi commendasse, pure non ebbe ìa pazienza di udirmi sin la fine, e sclamò: Sì, sta bene; ma io bo gran paura che voi, con cotesti sì sottili argomenti, nou ci rendiate lo stile troppo più difficile e laborioso che non si vorrebbe; e questo è un mettere i ceppi allo ingegno, ti qaale ama spaziarsi a suo talento qual sciolto destriere in prato di fresca verdura. Se voi, ripresi io, m*ave8te lasciato leggere il paragrafo sino alla fine, avreste sentito la rispo«- sta anche a cotesta preveduta obbiezione; perciò che io non dico che chi vuol scrivere scabbia a stare con un occhio so*- pra là grammatica^ e con Taltro sopra la carta che sta ver* gando; no; io pongo qui queste dissertazioni, perchè altri vi ricorra quando abbia bisogno di sapere il perchè delle cose, sempre che le abbia gii tutte discorse pure una volta; e alcune aggiunte mi son fatte fare per chi me le doman^* da^come quel cenno intorno al valore degli aggettivi posto a carte 8 e ; e voi, amico rdio, avete già dimentico che voi me- desimo itìi diceste desideravate sapere quando s’abbia a por- re l’aggettivo ao^i il nome e quando dopo, o vero se. sia tut- to una cosa ; e ora che io vi ho libero di quella obumbra- zione, vi fa male la luce, e vorreste ritornare alle tenebre? Ora ritornando al nostrouno specifico donde siamo al-