Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
xii |
la lingua nostra trascurata e quasi abbandonata, per due secoli, in balìa della sorte, se non il difetto di una grammatica filosofica che la bellezza, la forza, e la varietà sua facesse conoscere e sentire? A coloro che m’han detto che il titolo di filosofica non si conviene a una grammatica, io rispondo che non sanno quel che si dicano, o che parlano passionatamente; perchè, in questa mia opera, io non faccio altro di continuo che definire e dichiarar le idee e i concetti che son contenuti ne’ vocaboli e nelle locuzioni; e se Locke ha chiamato filosofia il trattar delle idee ch’egli fece, similmente posso anch'io il mio trattato nominare; però che per grammatica io intendo la scienza non solo delle lettere e delle parole, ma quella ancora del collocamento tra esse, cioè lo stile della lingua. ,,
F. M. Zanotti, in un suo ragionamento sopra la volgar lingua, dopo aver detto essere impossibile il fornire alcuna regola per giungere ad acquistar grazia e leggiadria nello scrivere, conchiude che l’uso è quello che ci deve menare a sì bello acquisto, aggiungendo: il qual uso acquisteranno quelli che vorranno leggere con assiduità e con attenzione i libri de’ migliori autori. Certo egli direbbe vero, se alla sua opinione non si opponesse la difficoltà di trovar piacere nella lettura di quei libri, allor che se ne ha maggior bisogno. Questo gusto de’ buoni autori non può alcuno acquistare se non quando sia già fatto da tal pasto; bisogna prima che abbia buono fondamento di grammatica e di logica. Quindi sono i nostri migliori conosciuti fra noi se non dai pochi.