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Non è questa una solenne confusione l’attribuire nove sensi a una parola che non ne ha più d’uno? A che servirebbero le altre preposizioni se di potesse stare per tutte quante? E chi sarà mai colui che arrivi a formare un’idea di questo mostro, di, che si presenta sotto nove differenti aspetti? E che voglion dire queste definizioni, costruzione della preposizione di, una preposizione esser segno di particolarità, e, incorporata coll’articolo, esser contrassegno o titolo? Questi son pure i libri che finora si sono usati per lo studio della lingua italiana, atti veramente a confondere anche la mente meglio ordinata del mondo.

L’officio della preposizione di, come si vede pienamente nel primo e nell’ultimo esempio, è quello di qualificare, insieme con un’altra parola, il nome che la precede. Ora, negli altri sette esempj sopra citati, la parola qualificata è sottintesa e la piena loro costruzione è 1° I più non usati (cioè non avendo l’uso) di tali servigi; 2° Il Guardastagno, passato (per lo stocco) di quella lancia, cadde; 3° Maestri, lavorate (con pienezza) di forza; 4° Dimmi (in fatto) di che io t’ho offeso; 5° Egli piangeva, e (per eccesso) di grande pietà etc. 6° La natura umana è perfettissima (fra tutte le specie) delle altre nature; 7° Ebbevi (certo numero) di quelli etc.

È ben vero che in quasi tutte le parole che ho supplite si trovan quelle preposizioni, le quali, nella grammatica citata, sono identificate in una sola; ma, nella nostra analisi, la preposizione di mantiene sempre la sua natura; e tanta è la differenza che passa dal supporre quelle preposizioni sottintese, come sono in fatti