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88 una leggiadria agli oggetti modificali che si sente nella terminazione medesima, come in piccolino e mazzolino delli seguenti esempj : Sappi cKio era allora piccolino*^ Lasciami leuar questo mazzolino di fiorii F. La seconda etto, può esprimere i. una semplice idea di piccolezza» come nella parola giardinetto del secondo e- sempio; 2. piccolezza e grazia, come in questo verso di Dante: Per le sorrise paillette brevi ^ 3. piccolezza e di- sprezzo, come in ometto della proposizion seguente del Ca- ro : Chi è questo ometto che ci è svenuto a dir villania in casa nostra ? La terza uccio disegna piccolezza; ma potrebbe anche esprimere unMdea di grazia o di disprezzo» Dante ci dà il primo senso nella parola cannucce del terzo esempio. Il Boccaccio esprime il secondo nel diminutivo erbucce^ di- cendo: Ogni cosa era seminaia (ferbucce odorose^ e il terzo senso ci vien porto da Matteo Villani nell* espressione con vii cappellucciom La quarta uzzo^ adoperata qual espressione di picco- lezza nei corpi, indica eccessiva magrezza , ma può anche esprimere grazia. La prima idea si sente nella forma tisi- cuzzo del quarto esempio. L’ altra è evidente nella voce oc- chiuzzo del seguente, tolto dalla Fiera del Buonarroti: /b ella pia quegli occhiuzzi ribaldi che mi fer pazziar ? Si- gnifica anche piccolezza nelle cose, come T esprime il Boc- caccio : Egli s* avea messe alcune petruzze in bocca. E qui è da notare che, come nelle parole che contengono la sil- laba uo^ se r accento nel diminutivo passa ad altra vocale, si toglie Yu della forma radicale; e da uomo e figliuolo si fa ometto^ omuzzo f figliotino^ figlioletta; così 9 per rauto-