Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/113

86 medesimi; il che àk a quelli una espression tale cbe, né per un aggettivo, uà per più parole qualificanti, si potrebbe ot- tenere. Quindi si chiamano aumentata quelli che accre- scono r oggetto, e dinùnuim quelli che lo diminuiscono. ▲UMSBTATIVI I • E ifedemmo a mancina un gran pjBTRONEé B. 3« Io mi accorsi che^l monte era scemo t a guisa che i vALU^Nt sceman quici. D. 3. yi gitiò sopra un pannaccio (fun saccone. B. Si formano gli aumentativi col mutare l’ultima vocale del nome in one con la quale desinenza vi si comunica la idea di grandezza è di estensione eccessiva. Tutti i ooaii, senza eccezione, mascolini e femminini sono abbienti a tale aumento; ma i femminini che sottostanno a qnesta alterazio- ne diventano mascolini. Quindi di pietra e caZ/e, nomi fem- minini, si sono tratti due mascolini, /^afro/te e s^allone^ a ca- gione della maschia qualità che si suole attribuire alla gran* dezza proporzionata con la estensione del corpo. Yedesi dal primo esempio che, ancor che la terminazione ixione conferisca V idea di grandezza, pure vi si può aggiungere un aggettivo ad accrescere vieppiù il valore dell* aumenta- tivo; gran petrone. Io m assettai in su quelle spailacce.D. 2do dubiterei che una di queste JFEMMiNACCEnongli a^sse fatta qualche malia. G. 3. La trovò nel disfare un suo casolaraccìo G. Gol mutare la lettera finale del nome iù acòio e accia si forma un’altra maniera d’aumentativi, che comprendono .non solo Tidea di grandezzo, ma anche la.qiialità’ di brutto e di spregevole, come dal suono medesimo di quelle termi- nazioni si può sentire. Di qu^to aumento pura son capaci tutti i nomi senza eccezione* «Le desinenze azzo e astro