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A. mediatamente l’acuto od anche il circonflesso viene considerata come più grave (^rguT^frt. anudiìltatara, «più nonalzato», ovvero wuht sannatatara, «più abbassato») e quella che segue immediatamente l’acuto, come dotata di circonflesso, onde col segnare di questi due accenti, l’uno antecessore, l’altro seguace dell’acuto, il sito di questo apparisce da sè, senza bisogno d’altro segno. E questo è l’uno de’ vari modi di tonografia sanscrita, la quale però non si pratica se non pei Vedi, giacché nell’altra letteratura l’accentuazione non è punto segnata. In questa grammatica s’adoperano solo i sovraddetti segni dell’acuto e del circonflesso. L’accento acuto può posare su qualunque sillaba del vocabolo e così p. e. anche sulla prima d’una parola, pognamo, di sette sillabe. Il circonflesso è per lo pivi un accento subordinato, non trovandosi originariamente indipendente, se non in alcune voci dopo le semivocali ue u, precedute da consonante. Ciascuna parola lia un solo acuto o circonflesso. Sono però da eccettuare alcuni pochi vocaboli, massimamente composti, che hanno doppio od anche triplice accento, e alcuni pronomi e particelle che non n’ hanno alcuno. Del che tutto sarà più particolarmente toccato ne’ luoghi proprii. SAGGIO DI SCRITTURA. §. 43- Gl’Indiani compitano e scrivono il sanscrito, partendo le sillabe d’un vocabolo, d’una sentenza o d’un verso in guisa ch’esse sempre finiscano per vocale o anus- vara o visarga, ontle p. e. il primo verso del saggio seguente sarebbe da essi compitato e scritto così: fèrnMèiiTf5TTTTr«T*rT7nfàv3iT7T<53icii:; ovvero, secondo altro sistema, scrivono congiuntamente gl’intieri versi e sentenze come fossero un solo vocabolo e così p. e. il detto verso: