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PRONUNZIA. Il SIBILANTI E ASPIRAZIONE. §• 15- «) A 51 v viene assegnato un suono simile a quello die in italiano rendesi dagli uniti se dinanzi ad e o i, come j). e. in scettro, uscire; onde nel gruppo zs (= + v ve') questa sibilante viene a sonare insieme colla palatina come se dei dialetti dell’Alta Italia nel verbo sciancap, sciaiicà, scianchè; se non che il suono di 51 è accompagnato sempre da lieve aspirazione. b) h s vuoisi pronunziato come un 51 raddolcito, ma con più forte aspirazione. c)rj rende il suono che ha presso i Toscani 1‘ s di santo, stare, cosa, nastro. i/)ll visarga : (x) h 1 segna anche un suono sibilante, sostituito per eufonia a h s o nr, ma infievolito a segno da ridursi ad una leggerissima e appena udibile aspirazione. Il segno x rappresenta un suono ancor più leggero, riputato equivalente a mezzo visarga. e) Il suono rappresentato dalla lettera ^ h è un’aspirazione non molto gagliarda e verisimilmente da profferirsi alquanto in gorgia. accento (hit , scura). §14. NeH’aocenluazione sanscrita distinguonsi: l’acuto ( udàtta, «alzato »), il grave ( urgere, anudàtta, « non-alzalo ») e il circonflesso ( HTKrf, svarila, « accentato»). L’acuto, l’accento per eccellenza, segnasi con un piccolo v 11, sovrapposto alla sillaba accentata, come p. e. in gatcnu. Il grave, la negazione assoluta dell’acuto, segnasi con una lineetta orizzontale, sottoposta alla sillaba disaccentata. 11 circonflesso, intermedio fra l’acuto ed il grave, segnasi d’una sovrapposta lineeLta verticale come p. e. in '-ri'WH vdej(itti 2. La sillaba disaccentata che precede im- (1) La parola vitarga (furoi') propriamente significa abbandono. (2) Nella trascrizione romana noto, dietro l'esempio del Benfey e del Bopp, il circonflesso col segno del grave, come p. e. in vàcjàm. 12 PRONUNZI