Davanti a un gotico altare,
Ove la pompa degli ori
Avea gli smorti fulgori
16D’un giorno presso a mancare.
Nimbo di turchino cupo,
Trasparia da un finestrone,
Di là da un aspro dirupo,
20Il ciel del settentrïone;
Un ciel recondito e voto,
Un ciel dïafano e tetro,
Ove un abete remoto
24Parea dipinto sul vetro.
L’organo sotto l’acuta
Volta ruggiva: Che hai fatto
Del pegno del tuo riscatto,
28Della tua vita perduta?
Che hai fatto de’ tuoi pensieri,
Che per gli spazii immortali
Dovevan essere strali
32Da penetrar tutti i veri?