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e omai resa soltanto dipendente da’ tribunali e dal pubblico. Sono noti al di lei animo giusto gli esosi arbítri presi con baratti di parte e sull’apparecchio del personaggio in contesa, voglio credere, da’ comici e senza la menoma colpa mia. Ella ha lume bastante per vedere che per tutte le cose nate io non ho piú alcuna facoltá sopra un dramma non piú mio.

Credo alla sua riferta che il Gratarol abbia un incendio nella fantasia. Un solo frenetico fa quanto egli fece. L’ultimo suo sublime pensiero di far cadere fintamente dalla scala la comica, fu un’autentica bestialitá. Ella sa il tumulto avvenuto nel teatro, i discorsi che bollono, lo sdegno de’ Grandi, i ricorsi e le riferte del patrizio padrone del teatro ai capi dell’Eccelso, il comando di quel tribunale che il dramma rientri in iscena con la Ricci condotta da un ministro del tribunale al di lei dovere. Io sono un nulla piú che ogn’altro mortale su questo punto, e credo che tanto lei quanto il Gratarol mi consideri quel nulla a cui la prudenza e il dovere mi costringono.

Ho una costante lusinga ch’Ella sia certa ch’io senta al vivo la reale sciagura del Gratarol. Quantunque dovrei sentire piú la sciagura mia per la vista in cui egli m’ha posto colle sue bestiali direzioni e colla sua lingua, sento la sua sola sciagura.

Non so ciò ch’egli voglia dirmi né ciò che pretenda da me. Il suo cervello acceso dovrebbe farmi rifiutare il colloquio che egli brama con me, e tuttavia non devo ributtare una preghiera di lei.

Siccome io non ebbi e non averò giammai alcuna ruggine nel cuore verso il Gratarol e siccome non devo negare ciò ch’Ella mi chiede, sono pronto ad essere con lui e ad ascoltarlo in qualunque luogo Ella mi comandi. Ben le dico che nella mia abitazione egli non deve venire. Quel signore ha troppo proccurato colle sue incessabili stramberie in alleanza con un’attrice di far credere al mondo ch’io l’abbia esposto in sul teatro per una ridicola vendetta d’amore. Non è difficile che molti credano questa sua folle disseminazione. Pur troppo incontro con frequenza de’ signori i quali mi dicono con esultanza: — Bravo Gozzi! vi ringrazio, avete fatto le mie vendette. Colui