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mosse imprudenti, da’ discorsi, dal sospetto, dalla umana malizia o da altre mire a me occulte riguardo al Gratarol; e troncai senza pietá e senza riguardo alla ragione, alla filatura, alle avvertenze o all’arte una buona quantitá di pagine. Nella stampa ch’io darò unita a queste Memorie di quel dramma di trista memoria, si vedrá marcata la lunga serie di que’ versi ch’io cancellai senza pietá e che non furono espressi nella seconda recita.

Mi lusingai che una barbara mutilazione e una riforma nell’apparecchio del personaggio potessero ammorzare la illusione e intiepidire i discorsi. Lusinga vanissima: il canchero era giá conformato e reso insanabile.

Il teatro alla seconda produzione era affollato. Il dramma piacque, fu richiamato a furore dal pubblico; e per mia e per sciagura del Gratarol, ad onta delle mie enormi mutilazioni e carnificine e ad onta di qualche riforma che parve anche a me di vedere, ma non quanto averei bramato, nel personaggio in contesa, il don Adone fu il sostegno maggiore per la inestinguibile illusione fissata.

Le recite corsero richiamate col solito calore sino alla quarta replica. Dopo la seconda io m’astenni e non volli vedere né la terza né la quarta per non rattristarmi maggiormente ad un furioso concorso e ad una chiassata a me spiacevole.

Stanco io delle pubbliche ciarle a pregiudizio non meno del Gratarol che mio, non potendo altro fare mi umiliai a pregare il Sacchi con tutto il fervore; e giá l’aveva costretto a promettermi di troncare quell’indecentissimo baccanale con uno di que’ ripieghi che a’ comici non mancano e coll’invito d’un’altra rappresentazione, seguíta che fosse la quinta recita delle Droghe d’amore; del che ottenni ferma promessa. Ma mentre io m’adoperava con tutto l’animo dal canto mio per troncare lo scandalo, il Gratarol s’adoperava con tutto lo spirito dal canto suo con delle violenti imprudenze per eternarlo, come dirò.

Nel tempo delle prime quattro recite io non poteva sapere i passi fatti da quel signore. Li seppi poscia dalla sua voce medesima il giorno sedici di quel gennaio, per uno di que’ contrattempi dei quali il suo riscaldato cervello era fertilissimo nel cagionarne.