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308 memorie inutili


Ululando dal canto vostro e dipingendo come pregiudizi con de’ sofismi tutte le regole fondamentali concatenate e consolidate da’ prudenti per il minor male del genere umano, tentando di sbarbicare accaniti le radici del bene, proccurate di piantare e di far germogliare quel male con cui sperate d’immortalarvi come l’incendiario del tempio di Diana.

V’ingannate, il mio Pietro Antonio! Le vostre missioni e le missioni della vostra setta contagiosa potranno accrescervi qualche numero di proseliti, perocché gli uomini e le femmine hanno il germe d’una inclinazione alla libertá di pensare, d’operare e allo sfogo delle passioni. Siate però certo a mortificazione vostra e della vostra setta, che sino al dí del giudizio i vostri proseliti maschi, che voi chiamate «filosofi spregiudicati», saranno considerati e chiamati solennemente dalla vasta massa universale degli uomini «guastatori di cerebri, miscredenti, antimorali», ironicamente «spiriti forti» e veridicamente «fanatici e bruti da fuggirsi»; e che i vostri proseliti femmine saranno detti dalla generalitá de’ viventi con una ironia dileggiatrice «femmine del bon ton» e «filosofe spregiudicate», ma essenzialmente, solennemente e veridicamente saranno sempre giudicate e chiamate dalla generalitá de’ mortali «femmine di perduto onore, sfrenate, matte e bagascie».

Il bello sará, Pietro Antonio mio, l’udire che se queste femmine vostre proseliti contrasteranno irritate l’una con l’altra, si tratteranno co’ sopra accennati titoli per vilipendersi, perocché il male non cambia mai di natura ed è conosciuto da tutti. Ciò sia detto a gloria della generalitá, prossimo mio; ed a rossore de’ pochi proseliti vostri, maschi e femmine, per lor sciagura non piú suscettibili di rossore, e prossimo vostro.

Ma ritornando in sul proposito della vostra apologetica Narrazione vi protesto ch’io v’ho sempre considerato ingegnoso, non però a segno d’inventare e d’accozzare tante menzogne e tante villane ingiurie contro di me senza ch’io v’abbia dato il menomo argomento dal canto mio.

Leggo nelle pagine 15 e 16 di quel libro che «vi sareste trattenuto di visitare la Ricci, s’io vi avessi fatto intendere con