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lettera confutatoria 291

attori e rilevato l’insolente arbitrio preso del baratto della parte in contesa; e quanto all’insidioso indegno apparecchio del vestito simile al vostro, dell’acconciatura e de’ movimenti imitati, Venezia intera vi sarebbe stata testimonio.

La vostra cervicositá nel voler per guida eternamente l’unica voce d’una scenica attrice, da voi vagheggiata, in tutte le vostre mosse e le vostre immaginarie presunzioni, vi fece anche estendere un memoriale di falsa base, accusando per rei della vostra sventura me, la mia commedia e una rispettabile magistratura, che dopo un replicato esame del mio dramma altro non aveva trovato se non che voi eravate un fanatico sognatore.

Il chieder giustizia coll’esposizione della veritá dell’ingiuria che v’era fatta doveva trovare giustizia.

Il chieder vendetta per una mente offuscata, con una semina di calunniose menzogne contro chi non aveva colpa, era un tentare la giustizia a commettere delle ingiustizie; ed è cosa strana il trovare nel fine del vostro memoriale la protesta d’aver esposta al tribunale supremo «la pura e verace storia de’ fatti», mentre il nerbo e la sostanza del vostro memoriale formano una delazione bugiarda e vendicativa.

Il fatto della vostra prostituzione sopra una scena era vero e «noto a un intero popolo», come strillate nella vostra declamazione, posta alla pagina 32, sul rifiuto d’un memoriale piantato sopra una falsa base. Al popolo però non potevano esser noti gli aneddoti che non esistevano, ma che voi prestando orecchio ad un’attrice avete colla vostra immaginazione da acceso visionario creati e animati. Ciò che generalmente e sostanzialmente si diceva dal popolo era che voi eravate esposto in una commedia in sulla scena e che la collera vi aveva fatto girare il cervello e divenire frenetico. Io non aveva che la colpa innocente d’essere autore d’una commedia che colle vostre follie faceste degenerare e divenire una satira personale.

Assicuratevi, Pietro Antonio, che se ad ogni commedia si trovasse un credulo sospettoso e furente vostro pari, tutte le commedie del mondo diverrebbero satire personali.