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lettera confutatoria 281

(purtroppo vera e da voi cagionata) ed alle proprie sue ragioni di sdegno contro l’autore...».

Adunque non resta piú dubbio: a voi era noto che la attrice bolliva di sdegno contro di me, e nulla ostante avete ciecamente in buonissima fede ingoiato l’amaro calice de’ sospetti ch’ella seppe instillarvi, per cercare una sua vendetta contro un cordiale benefico amico di quasi sei anni e compare, armando la vostra superbia contro lui.

Non sono giá curioso di sapere le ragioni del suo «sdegno», ch’ella ebbe l’abilitá di farvi credere, come vi fece credere ch’io aveva dipinto voi nel carattere di don Adone nel carattere della mia commedia. Degnatevi di leggere le Memorie della mia vita, e rileverete che riguardo a me le ragioni del di lei «sdegno» non furono che fracidi torti.

È cosa rimarcabile che tutto ciò che la vostra gravitá assennata ha raccolto intorno a me e all’amica vostra, e tutta la lunga filza de’ vostri «seppi» e «rilevai» e «seppi» e «seppi» e «seppi», meschini, ragazzeschi, vergognosi e menzogneri, che si leggono nella vostra Narrazione a me relativi, non furono che «seppi» da voi raccolti da un’attrice teatrale con me sdegnosa ed unico testo della vostra leggera farfallesca effemminatezza, ornamenti d’un vostro pari, secretario d’un augusto senato.

Ma favelliamo degli evidenti gradi co’ quali il vostro sublime ingegno vi ridusse spettacolo al popolo in un teatro. Appena la attrice potè schizzare il veleno del sospetto nella vostra fantasiuzza, co’ di lei «motteggi, cenni e tocchi lanciati», ch’io aveva disegnato il vostro carattere nell’episodio della parte del don Adone del mio dramma, voi, credulo, pavido e adombrato come un pulledrino non scorto, correste a «consultare con un saggio autorevole amico», come si legge nella pagina 22 delle «apologetiche» vostre detrazioni.

Tutti convengono che cotesto in vero «saggio e autorevole amico» sia stato il signor Giovanni Zon secretano degl’inquisitori di Stato. Cotesto uomo, assennato veramente, incredulo sulla vostra esposizione, vi suggerí che «bisognava accertarsi meglio della veritá d’un tal fatto, e che facendo voi col mezzo di