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260 memorie inutili


Le mie uscirono da una penna pacifica, da un animo che saprá sempre commiserarvi e non potrá odiarvi giammai, ed hanno una lunga fila di testimoni onorati. Le vostre uscirono da una penna iraconda, da un animo sitibondo di vendicarsi d’una offesa immaginaria ch’io non v’ho mai fatta, e per tutta testimonianza non hanno che la base d’un’attrice teatrale con me stizzita, che seppe infinocchiarvi, accendere e ferire in sul vivo il vostro cervelletto leggero e superbo per auzzarvi contro me.

Per dirvi qualche cosa sul piano della vostra Narrazione apologetica, trovo in essa che avete delle ragioni e che vi furono usate delle soverchierie con ingiustizia da’ vostri oppressori nimici; ma trovo altresí che un uomo ben nato come voi siete, benché accecato dall’ira non dovesse immollare la sua penna nel fango giammai per ingiuriarli con delle trivialitá basse e plebee.

Con mio dispiacere trapela dalla vostra prolissia e noiosa Narrazione, nel mezzo ad uno sfogo arrabbiato interminabile, una presunzione di voi medesimo e una superbia che non v’adorna, e a tutti i vostri propositi sembra che intuoniate quel verso:

Chiunque non è meco è mio nimico.

Possibile che non vi siate degnato giammai d’esaminare qualche momento se in voi medesimo vi fosse alcun difettuzzo che potesse guadagnarvi de’ nimici e cagionarvi delle sciagure? Possibile che non vediate in voi che meriti, che angelici attributi, che perfezioni; e fuori di voi, che invidiosi della vostra divinitá, che sopraffattori, che ignoranti, che pusillanimi, che malvagi, che ipocriti, che persecutori, che traditori nelle avversitá, in vero troppo aspre, che sofferiste prima della vostra emigrazione, consigliata soltanto dall’odio, dall’ira, dall’orgoglio, dalla certezza immaginaria d’immensi premii al vostro gran merito sull’estensione del mappamondo e dalla brama ardentissima di vendetta?

Io leggo nella pagina 3 della vostra Narrazione stampata in Stockholm che voi avete «incontrato un matrimonio di volontá». Sembra che non vi paia d’aver fatto bene; ma non confessate nemmeno d’aver errato in un’azione immediata della «vostra volontá», e narrate d’aver incontrato quel matrimonio per esser