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Dovei perdere due anni di tempo ad ottenere una giornata alla Quarantia per spacciare quella causa tignosa, e finalmente la ottenni.

I raggiratori usurpatori sempre coll’aspetto d’un’ipocrita protezione fecero giugnere a Venezia una truppa di vecchi, di vedove, di figli Fumegalli, loro antimurali, scalzi e laceri, da esporre al tribunale il giorno delle disputazioni.

Posti in ordine i miei avvocati in parecchi giorni, rimasi attonito nel sentirmi dire la sera della penultima sessione da quelli: — Mio signore, Ella ha una ragione palmare. La lite che le vien fatta non è che una forfanteria mascherata. Noi tratteremo la sua causa con quanta forza averemo, ma è cosa agevolissima il perderla. Siamo al laudo d’una sentenza, e gli avversari suoi sono al taglio di quella. Essi godono un grandissimo vantaggio.

— Che taglio? che laudo? — diss’io. — Che vantaggio? che non vantaggio? Chi ha la ragione e chi il torto?

— La ragione sta dal suo canto — risposero, — ma i giudici veneziani sono di pasta tenera. Una schiera di miserabili scalzi sulla panca, che furono fittaiuoli della sua famiglia da tanti gran anni, che finalmente fecero de’ miglioramenti sulle sue campagne, che esibiscono una piegeria per i fitti nell’avvenire... È difficile che uno «spazzo di laudo» della Quarantia li scagli esuli sopra una strada. La avvertiamo che perdendo questa causa con uno «spazzo largo», Ella corre rischio di perdere la proprietá de’ suoi beni, salva una contribuzione mal pagata, e fa un danno notabile alla sua famiglia. Per altro noi disputeremo... La causa è onesta... Si vede chiaro che i Fumegalli non sono che bambocci fatti giuocare da delle persone usurpatrici, e la lite si può anche vincere, ma difficilmente.

Questa esposizione onorata de’ miei difensori accrebbe il mio imbroglio e mi pose in un grave pensiero.

Io che per tutto il corso della mia vita m’era affaticato a far de’ vantaggi alle famiglie di miei congiunti, che aveva spese piú di cinquemila lire in quella lite in cui sapeva d’aver ragione, che m’era consunto per supplire agli aggravi, vedendomi