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si determina senza prima formare un processo, per rilevare se la istanza sia giusta o calunniosa. Le puttane in questa cittá hanno de’ protettori tremendi e tanti testimoni falsi sotto al loro dominio, che colle loro deposizioni e i loro giuramenti fanno divenire la veritá calunnia. Ho fatto ancora la castroneria di presentare a quel tribunale una supplicazione per liberare la mia contrada dallo scandalo che dava una sfacciatissima conosciutissima sgualdrina. Dopo un lungo processo e lunghi esami di testimoni, fui chiamato ex offitio da que’ giudici, e dovei subire una lunga intemerata di correzione, in cui i titoli di calunniatore, d’insidiatore la buona fama d’una povera innocente colomba, di persecutore vendicativo, e le minacce di castigo se non avessi giudizio nell’avvenire, mi mandarono sbalordito e scorticato ad essere miglior pastore delle mie pecore. Non sarò piú beccato a presentar memoriali a quel tribunale, se la mia contrada divenisse il ricettacolo di tutte le pubbliche prostituite. Ella ha fatto l’errore. Tocca a lei il liberare la sua casa da quel scandaloso bordello, e deve farlo sotto pena di mortalissimo peccato.

Confuso tra l’imbarazzo in cui mi trovava e tra il timore di commettere il mortalissimo peccato, me ne andai trasognando dal patrizio Paolo Balbi contraddittore alla Quarantia, che mi amava, e narrandogli da capo a fondo la storia, ridemmo insieme. Indi egli mi disse ch’io averei dovuto andare da lui prima di fare i passi che aveva fatti; che un altro de’ tre avvogadori di lui amico averebbe sommariamente fatta la giustizia di liberarmi da una sopraffazione, ch’era scelleraggine vera punibile sommariamente. — Ella però ha fatto bene — soggiunse egli — a non andare all’avvogaria ad arringare in controversia con que’ bricconi. La sentenza sarebbe stata in di lei favore, ma forse quella canaglia avrebbe notato un appello alla Quarantia, e lei averebbe avuto spesa, tardanza d’anni e molto fastidio a uscire dalla pozzanghera.

— Ella dunque mi favorisca di parlare all’altro avvogadore suo amico — diss’io. — Non è piú tempo — rispos’egli; — non fará piú nulla, sapendo che l’altro avvogadore non ha fatto nulla. Temerá di dare un rimprovero all’indolenza dell’altro operando.